La vita è bella anche quando sputa
La vita è bella anche quando sputa

«Tu sogni troppo!»

Spesso mi capita di divagare, sognare oltre la sfiducia. Stamattina mi sono intrattenuto a parlare con il barista. Gli ho confidato quanto mi piacerebbe  aprire un bar tutto mio, lo sogno da sempre. Più che un bar un caffè letterario a dire la verità. Ecco: uno spazio pubblico con una piccola sala tappezzata di scaffali con dentro tanti libri e magari pure tre o quattro computer collegati alla rete. La saletta la metterei a disposizione di chi volesse presentare dei libri, dei dischi, o una qualsiasi altra iniziativa artistica o culturale.

Mi piace l’idea che il mio ipotetico bar possa essere frequentato da giovani e meno giovani, a tutte le ore, lì seduti a leggere mentre gustano un caffè o quel che preferiscono, e magari poi incontrano amiche, amici con i quali parlare, confrontarsi, pianificare iniziative. Insomma, mi piacerebbe che il mio caffè letterario possa avere la funzione di centro propositivo di idee, progetti, pieno di vitalità, oltre a essere uno spazio rilassante dove trascorrere del tempo libero e meno libero in buona compagnia.

«Ma al mio paese, un caffè letterario, che fine farebbe?» mi chiedo. Suppongo non avrebbe troppo senso. In meno di un mese si trasformerebbe per osmosi (diciamo così), diventando uguale a tutti gli altri bar che già ci sono e ospitano prevalentemente: vecchi; maschi; pensionati; nullafacenti o disoccupati. Che allegria. 

Ho appoggiato i gomiti sul bancone come a riflettere. Il barista, ascoltando le mie divagazioni ha fatto una faccia di quelle che dicono tutto, mostrando la classica espressione della sfiducia. Poi mi dice: «Secondo me tu sogni troppo». 

«Sogno troppo?» gli faccio. «No, no, sei tu che sogni troppo poco!». Eppure ha meno della mia età, non capisco. Però non ha colpa se lo sconforto gli è entrato dentro e nemmeno lo sa che, in realtà, non è suo ma gli viene trasmesso, continuamente, sempre per osmosi, dall’ambiente di umani bastonati in cui vive da sempre. 

E comunque per fargli capire che io non “sogno troppo” e che esistono tanti altri che come me sognano e poi realizzano, gli ho raccontato una storiella. La racconto anche a voi.

Qualche settimana fa ho presentato il mio romanzo, Amore Cane, a Succivo, un comune del casertano a qualche chilometro da qui, quindi, non certo a Parigi, per dire. L’ho presentato alla Casa delle Arti. In pratica si tratta di una vecchia casa balilla di epoca fascista che hanno restaurato completamente. Risultati immagini per casa delle arti succivo ceFino a qualche decennio fa era un rudere, adesso ospita una biblioteca, una sala convegni, diverse stanze per associazioni e diversi uffici. Ma a prescindere dal contenitore (la casa balilla), a sorprendere è il contenuto. Associazioni, fra le quali ArteNova, composta da giovani ragazzi e ragazze, si occupano – coordinati da un funzionario del comune di Succivo – di organizzare eventi culturali. Si incontrano lì e studiano. Leggono. Discutono. Programmano insieme svariate attività.  

Quindi, al netto della sfiducia generale che davvero esiste (per carità, e chi lo nega), certe realtà sono possibili, eccome se lo sono. Lo dico sempre, il credere che nulla possa cambiare è il male peggiore di tutti i mali perché si insinua dentro e forma un solito disfattismo, certi pensieri inquinano proprio l’anima.

Al barista – che mi sta davvero molto simpatico e poi fa un caffè meraviglioso – lo invito a usare sempre le antenne, perché è quelle che ci vogliono per intercettare certe cose: «Guardiamoci intorno, la realtà non sempre corrisponde alla dimensione che abbiamo nella testa».

© Andrea Auletta 

 

 

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